PADEL. STORIA E CURIOSITA’ DI UN NUOVO, MA ANTICO, GIOCO.
“Scusi avete un’ora di campo da padel libero?”
“No, mi dispiace. Fra due settimane”
Non vi stralunate. Questa potrebbe essere una classica conversazione telefonica tra un aspirante “padelista” e un gestore di un circolo di tennis. Dunque non vi spaventate, e né rimanete delusi, se anche a voi capiterà di sentirvi rispondere così.
Pur essendo installati già più di 1.200 campi in Italia, gli appassionati di questo sport crescono a vista d’occhio, tant’è che si può parlare di vera e propria “Padel Mania” scoppiata negli ultimi 5 anni. Infatti dal 2015 siamo passati da 300 a 7mila agonisti per un totale di 20mila praticanti.
Ecco perché poi è così complicato trovare un campo libero!
Ma il gioco del Padel, semplificandone il concetto è un tennis praticato dentro box di vetro temperato e in un campo più piccolo del suo cugino, non è nuovo. Anzi.
UN PO’ DI STORIA…
Tutto partì alla fine del 1800, non si sa bene se per mare o per terra, non sappiamo se a dare l’avvio fu prima la Marina Inglese, che praticava il Paddle (dall’inglese Pagaia) con un remo e una pallina sfruttando le pareti delle stive dei velieri, o fu Frank Beal, reverendo newyorkese, che praticava il Paddle Tennis (che in questo caso si riferisce alla racchetta a piatto solido).
C’è chi sostiene invece che furono i due newyorkesi Fessenden Blanchard e James Cogswell, talmente fissati col tennis tanto da volerci giocare anche nel periodo invernale, che nel 1920 installarono un campo da tennis con dimensioni ridotte. Il problema però si presentava quando la palla usciva dal perimetro. Così aggiunsero una recinzione sul bordo del campo e inventarono il Paddle.
Ma è il 1969 l’anno in cui viene ufficialmente riconosciuta la nascita di questo sport.
Un mecenate messicano Enrique Corcuera, il solito fissato col tennis, voleva costruire un campo nella propria abitazione ma, sfortuna o fortuna volle, si ritrovò con i muri a ridosso dello spazio disponibile per creare il terreno di gioco; da lì nacque l’idea di utilizzare le pareti: la pallina poteva essere respinta anche dopo aver toccato il muro. A partire dalle regole del Tennis, ne coniò alcune nuove e chiamò questa nuova disciplina “Padel”.
Il messicano poi fece conoscere questo sport ad un suo amico spagnolo, Alfonso Hohenloe, che entusiasta fece costruire un campo nel suo circolo a Marbella (1974) città dove stranamente erano soprattutto gli argentini a giocare. Negli anni ‘80 il gioco si diffuse anche in America e solo nel 1991 se ne venne a conoscenza anche in Italia, durante un Sport Show a Bologna. Solamente a partire dal 2015 il Padel ha preso piede nel nostro paese.
DUNQUE SI CHIAMA PADDLE O PADEL?
La differenza sta nell’utilizzo delle pareti. Il Paddle non prevedeva la possibilità di far rimbalzare la pallina sullo sponde,
mentre il gioco del Padel, in versione messicana, sì. Perciò, visto che la regola dell’utilizzo del muro è stata mantenuta, il nome corretto è Padel. Ma dato l’uso frequente della parola Paddle (che significa “Pagaia” e ricorda la forma della racchetta utilizzata) i due termini sono finiti per significare la stessa cosa.
DIFFERENZE COL CUGINO TENNIS
Oltre alla già spiegata regola della valenza delle pareti, il Padel si differenza dal suo cugino Tennis per il servizio. Infatti la nuova disciplina prevede che, prima di effettuare la battuta, il giocatore debba far rimbalzare la palla sul pavimento per poi colpirla prima che superi l’altezza della vita. La racchetta poi non è con le corde ma è solida con dei forellini.
ACCESSIBILE, AFFASCINANTE, APPAGANTE
I dati parlano chiaro. L’incremento del numero dei giocatori, tra cui anche molti vip e sportivi, degli ultimi anni è superlativo.
Ma come mai attrae così tanto? Perché è semplicemente facile da imparare, viene appreso in tempi brevi e da tutti,
dai più piccoli agli anziani.
Il campo è piccolo, il gioco si svolge in coppia, quindi con un sostegno psicologico e fisico notevole, e non servono grande prestanza fisica per poterlo praticare ma piuttosto una rapidità e reattività di pensiero che in fondo tutti, con poco, possono tirare fuori.
In poco tempo si riescono ad ottenere dei buoni risultati che appagano anche il più pigro dei giocatori che, una volta soddisfatto di sé stesso, non vede l’ora che ci sia un’altra ora libera di campo.
Un giocatore di Padel lo ha definito: “Un misto tra Squash mixato al Ping Pong con le regole dei Racchettoni e la struttura del Tennis.”
Dunque un hobby a tutti gli effetti che non richiede un allenamento costante come il Tennis ma piuttosto è sufficiente aver giocato da piccoli con due racchette e una pallina qualsiasi.
Una domanda sorge spontanea. Essere in quella scatola di vetro, che inevitabilmente ti fa sentire al centro dell’attenzione vista la distanza netta col pubblico, permette forse di soddisfare quel desiderio più recondito, che abita dentro di noi in quel cassettino piccolo e in quell’angolino giù in fondo al nostro cuore, di essere per un attimo un divo e di passare per qualche istante in TV?
Iniziate a mettervi in coda, un’ora di campo da Padel toccherà anche a voi!
I.B.
Intanto gustatevi alcuni colpi spettacolari: